Paolo Villaggio offende ancora il Sud
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15:15
Ennesima puntata della commedia (e purtroppo non è quella fantozziana) anti-sud messa in atto negli ultimi tempi da parte di Paolo Villaggio: questa volta lo fa dai microfoni del quotidiano “Calabria Ora”, che lo ha intervistato in occasione del Festival delle Serre di Cerisano (a pochi chilometri da Cosenza), festival in cui l’attore genovese ha portato in scena il monologo “La corazzata Potemkin una cagata pazzesca”.
L’intervista si sviluppa su vari temi quali la morte,la religione, il giornalismo, la tv, il cinema e, come ormai è consuetudine, l’attore non si trattiene dall’esprimere giudizi pesanti nei confronti del nostro mezzogiorno: <<Napoli oggi è il risultato di una politica che l’ha portata a essere da città splendida a una delle più degradate d’Europa. >> Ed alla domanda della cronista su come fosse il resto del sud, continua: «Il Sud è terribile. Ed è spaventoso come la cultura del voto di scambio, alimentata in tutti questi anni, lo abbia rovinato in questo modo. Come avete fatto?…. La corruzione è cresciuta indisturbata. Mi è bastato vedere, appena arrivato in Calabria, il vostro litorale rovinato da costruzioni abbandonate, decadenti, obbrobriose. Ma perché… perché?>>

Credo che il discorso sia semplice: è nostro preciso dovere morale ribattere colpo su colpo alle bordate lanciate da qualsiasi personaggio proveniente dal nord Italia che, con la sua aria di superiorità, si permette di esprimere giudizi frettolosi e denigratori. Prendiamo l’esempio dell’intervista: avete mai sentito dire ad un personaggio noto del sud ospite al nord che il nord fa schifo, che la gente è fredda, che esiste razzismo, che la corruzione è sotto gli occhi di tutti, che il clima è pessimo, che il cibo non è buono o che i suoi posti sono meno belli di quelli del sud? Io onestamente no! Ed, invece, ogni giorno assistiamo al Villaggio di turno, al Venditti di turno, al Ramazzotti di turno, al leghista generico di turno sparare a zero sul nostro territorio ma poi venire a fare profitto o semplicemente a trascorrere le vacanze ricevendo l’ospitalità che solo noi sappiamo offrire.
Come si dice dalle nostre parti, “ciangi e ‘ddatta”.
Pasquale Imbalzano
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