Offerto 1 milione per uccidere pm che vuole arrestare cosentino
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07:20
ROMA - Un vento nuovo che soffia tra i figli e i nipoti dei camorristi, segnali di cambiaemnto colti da un pm in prima linea nella lotta ia clan. Vincenzo D'Onofrio, magistrato della Dda di Napoli e tra gli artefici della cattura del boss Michele Zagaria nutre la speranza che nelle cosche campane e calabresi si possa aprire una breccia "culturale". D'Onofrio è intervenuto, insieme ai colleghi Roberto Pennisi della Direzione nazionale antimafia e Giovanni Conzo della Dda di Napoli, dopo aver assistito allo spettacolo teatrale "Toghe rosso sangue" alla Casa delle culture a Roma.
VOGLIA DI CAMBIARE LE COSE - "A Napoli - ha detto D'Onofrio - così come nel resto della Campania, ma anche in Calabria, c'è una gioventù che vuole parlare. L'unico strumento che i mafiosi non sanno fronteggiare è la parola: loro ricorrono alle armi e alla corruzione, la loro forza è il silenzio". "Ma ora - ha aggiunto - soffia un vento diverso, io lo vedo nelle scuole dove andiamo a parlare, nei dibattiti: i figli di queste persone hanno voglia di cambiare le cose".
EROI SILENZIOSI E PROFESSIONISTI DELL'ANTIMAFIA - Pennisi ha invece parlato della Calabria, "una terra che oggi ha bisogno - ha detto - di magistrati che le diano qualcosa, non che cerchino di prendere qualcosa per se'". "I nostri colleghi uccisi - ha aggiunto - ci chiedono oggi di non essere i professionisti dell'antimafia, ma eroi silenziosi che fanno il loro dovere fino in fondo. Dobbiamo continuare a essere pubblici ministeri, così come vuole la Costituzione. Il pm è organo di giustizia, un magistrato che lavora non per interesse di parte, neanche dell'accusa. Solo così potremo essere degni dello sguardo di chi ha rischiato la vita".
L'AREA GRIGIA: I POLITICI CHE FAVORISCONO CLAN SIEDONO IN PARLAMENTO - Se si vuole davvero rivolgere lo sguardo al futuro nutrendo qualche speranza, se si intende sconfiggere definitivamente cartelli camorristici potenti e sanguinari come quelli dei Casalesi, per un altro dei magistrati che hanno seguito l'inchiesta che ha portato all'arresto di Zagaria, Giovanni Conzo, bisogna colpire quell'area grigia del rapporto tra imprenditori e politici che hanno favorito gli imprenditori in cambio di voti. Politici che sono stati al governo del nostro Paese, che siedono sui più alti scranni del Parlamento". Non è difficile dare un volto al profilo tracciato dal pm. E' notizia di questi giorni la richiesta d'arresto di Nicola Cosentino nell'ambito di un'inchiesta sul clan dei Casalesi.
UN MILIONE PER UCCIDERE IL PM MILITA - Conzo ha ricordato che circa un mese e mezzo fa "un collaboratore di giustizia mi ha riferito che gli erano stati offerti 500 mila euro, poi portati a un milione, dall'emissario di un imprenditore dei rifiuti, per uccidere un mio collega, Alessandro Milita, il pm che aveva chiesto l'arresto di Nicola Cosentino". Ancora, il magistrato ha affermato che "i collaboratori di giustizia hanno confessato che nel 1994 avevano avuto indicazioni per votare un certo partito" e che "effettivamente nel 1995 fu poi fatto un decreto svuota-carceri, grazie al quale molti detenuti furono messi agli arresti domiciliari. Tra questi era anche Michele Zagaria, che si è poi reso latitante fino a pochi giorni fa". napolicentro.eu
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